Estendere e rafforzare il bonus mobili che scade il prossimo 31 dicembre eliminando o quanto meno alzando il tetto dei 10mila euro di spesa previsti oggi. La richiesta di prorogare ancora nella prossima legge di stabilità l'agevolazione – una detrazione Irpef del 50% spalmata in 10 anni – arriva dalle imprese che dopo anni di crisi rivedono finalmente la luce anche sul mercato interno.«Abbiamo chiesto al premier Renzi di estendere e potenziare il bonus che sta aiutando tutta la filiera che sta risentendo tra l'altro dell'effetto della crisi con la Russia nell'export», avverte Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo ieri al meeting di Cl a Rimini per presentare il polo formativo del legno arredo in Brianza, una scuola nata dall'esigenza di fare incontrare sistema educativo e produttivo. Dal settore – ricorda Snaidero – arrivano infatti i primi segnali di ripresa grazie a una crescita significativa all'estero (nel secondo semestre si prevede un +6,9% nei mercati extra Ue) ma anche ad un recupero del mercato interno.

Tanto che secondo una recente indagine tra le associate il 37% delle aziende sarebbe pronta ad assumere entro fine anno. «Il potenziamento del bonus sarebbe un segnale importante in questo senso», spiega il presidente di Federlegno. E sempre dal meeting di Rimini arriva la conferma di una “svolta fiscale” per il settore agricolo pronta a scattare il prossimo anno: in cantiere c'è infatti l'abolizione dell'Irap che grava su 250mila imprese agricole. Un assaggio di quello che poi il premier Renzi vorrebbe estendere dal 2017 a tutto il sistema produttivo. L'arrivo della misura – da inserire nella legge di stabilità – è stata annunciata dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina anche lui ieri al meeting di Rimini. La cancellazione dell'Irap, insieme alla già annunciata abolizione dell'Imu agricola, potrebbe valere anche «oltre 500 milioni per il settore, anche se le stime ancora sono difficili», avverte Martina. Che garantisce la copertura con «risorse nazionali» allo studio con Palazzo Chigi: «Il 2016 è l'anno di una svolta fiscale a tutto vantaggio della difesa del reddito degli agricoltori». L'addio all'Irap con un anno di anticipo rispetto agli settori rappresenterebbe una boccata d'ossigeno soprattutto per le Pmi agricole. Nell'anno di imposta 2012 i contribuenti sono stati in totale 239.560. Di questi 227.878 hanno versato importi fino a 1.907 euro; poco più di cinquemila rientrano nello scaglione successivo, fino a 5.400 euro, 3.400 imprese hanno versato fino a 8.594 euro. Tra le aziende di grandi dimensioni solo 84 imprese hanno versato tra gli 83.824 e i 227.597 euro, e 10 aziende fino a 2,5 milioni. L'idea del governo è agevolare gli imprenditori agricoli che non hanno beneficiato molto dell'abbattimento del costo del lavoro sui contratti a tempo indeterminato, visto che il settore utilizza per lo più contratti stagionali.

Plaude all'ipotesi di un taglio dell'Irap il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: «Rappresenterebbe un segnale concreto di una inversione di tendenza a sostegno del lavoro e della competitività delle imprese che in molti settori, dal latte alla carne fino all'ortofrutta, stanno ora affrontando difficili situazioni di mercato». Il governo sta anche lavorando alla rimodulazione dell'Iva speciale sulle aziende agricole. «Si tratta - spiega Martina - di allineare il modello italiano a quello europeo. Basta vedere come lavorano Francia, Spagna e Germania sull'Iva per capire che c'è la possibilità di aggiornare anche il modello italiano, adeguarlo agli standard europei e in questo modo costruire un'operazione virtuosa per tutti, tanto per le grandi imprese agricole quanto per quelle piccole».

Infine sull'allarme caporalato Martina annuncia un vertice nazionale con il ministro Poletti il prossimo 27 agosto: «Inviteremo le organizzazioni sindacali, le associazioni delle imprese agricole, l'ispettorato, l'Inps e costruiremo immediatamente una riflessione condivisa per andare avanti». Dopo l'iniziativa della “Rete del lavoro agricolo di qualità” – un sistema per certificare le imprese che non ricorrono al caporalato – si pensa ad altre misure, come task force territoriali, «soprattutto in alcune regioni – conclude Martina - perché questa è un'operazione che va assolutamente consolidata nelle prossime settimane».

Marzio Bartoloni - 22 agosto 2015 – tratto da sole24ore.com

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