Giro di vite sulle agevolazioni per le spese di ricerca e sviluppo riservate all’artigianato digitale. Con il decreto 21 giugno 2016 pubblicato dal ministero dello sviluppo economico sul proprio sito il 16 agosto 2016, sono state introdotti notevoli tagli alle agevolazioni che il precedente decreto del 17 febbraio 2015 (in Gazzetta Ufficiale n. 82 del 9/4/2015) aveva riservato agli operatori impegnati nella ricerca si soluzioni digitali da applicare alla produzione, anche su piccola scala. L’obiettivo del Mise (il cui provvedimento del 21 giugno è in corso di pubblicazione in G.U.) è di agevolare le aggregazioni di imprese riunitesi allo scopo di promuovere attività innovative nell’ambito dell’artigianato digitale e della manifattura sostenibile attraverso forme aggregative (reti, ati ecc.). 
Tra la principali novità del nuovo decreto Mise, l’abbassamento da 1.400.000 a 800.000 del tetto massimo di spesa finanziabile e l’esclusione di alcune voci di spesa da novero dei costi ammessi alle agevolazioni (come gli oneri finanziari, le opere murarie, i canoni di affitto dei locali). Per contro, tuttavia, il Mise ha migliorato alcune disposizioni rispetto al decreto del 17 febbraio 2015, come la restituzione da parte del beneficiario del 50% della sovvenzione ottenuta (precedentemente era dell’85%), la «trasformazione» del 20% della stessa sovvenzione in contributo in conto impianti e/o gestione e la diminuzione del numero minimo di imprese partecipanti all’aggregazione (da 15 a 5). 
Resta fermo quanto previsto per i programmi di investimento comune (di rete, ati ecc.), che dovranno tendere:
- allo sviluppo di attività innovative al fine di operare su manifattura sostenibile e artigianato digitale;
- alla promozione, ricerca e sviluppo di software e hardware;
- all’ideazione di modelli di attività di vendita non convenzionali e forme di collaborazione tra tali realtà produttive.

Bruno Pagamici – 18/0/2016 – tratto da Italia Oggi

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