Un alert in tempo reale o quasi. È quello che potrebbero ricevere i contribuenti che procederanno alla comunicazione dei dati Iva trimestrale ma non verseranno l’imposta dovuta. Non solo. Il nuovo «spesometro trimestrale analitico», che il governo pensa di inserire nella prossima legge di Bilancio, sarà accompagnato da un credito d’imposta. È su queste linee che starebbe prendendo forma la nuova stretta sull’evasione Iva. Stretta che, dai conti in corso di elaborazione da parte dei tecnici del Mef, dovrebbe assicurare all’Erario maggiori entrate nell’ordine di 1,8-2 miliardi di euro.

Il nuovo obbligo di comunicazione dei dati, dunque, seguirà le nuove procedure di accertamento del Fisco incentrate principalmente sulla compliance più che sulla notifica immediata di atti di recupero. Secondo lo schema allo studio del governo, i contribuenti con le comunicazioni dei dati Iva con cadenza trimestrale dovranno inviare pochi dati ma buoni soprattutto alla fine dei controlli incrociati da parte del Fisco. Oltre alle fatture emesse e a quelle ricevute, necessarie per stanare soprattutto chi emette falsi documenti fiscali, nelle nuove comunicazioni in arrivo dovranno essere riportati i dati dell’Iva a credito e di quella a debito ripartiti per le aliquote (4, 5, 10 e 22%). In questo modo l’amministrazione finanziaria potrà intercettare eventuali mancati pagamenti da parte di chi ha comunque inviato la comunicazione trimestrale. Nei 15 giorni successivi – e dunque quasi in tempo reale – il contribuente in questione riceverà una lettera di compliance con cui l’ufficio del Fisco lo inviterà a chiarire la sua posizione e a saldare il proprio debito se dovuto. Solo dopo l’alert e in caso di inadempienze ulteriori da parte del contribuente scatterebbe l’accertamento vero e proprio.

Per ridurre poi gli oneri da adempimento, dovuto all’invio del nuovo “spesometro analitico” ogni tre mesi, il Governo sarebbe pronto a riconoscere un credito d'imposta. Sull’importo del nuovo bonus il confronto è ancora aperto e a via Venti Settembre si starebbero facendo i conti per trovare le risorse necessarie. L’operazione nel suo complesso punta a ridurre il Vat gap, ossia la differenza complessiva tra il gettito Iva previsto e l’importo effettivamente raccolto. Dagli ultimi dati resi noti nelle settimane scorse dalla Commissione europea, anche se su informazioni datate 2014, in termini assoluti il più alto divario Iva (pari a 36,9 miliardi di euro) è stato registrato proprio in Italia, mentre il Lussemburgo ha avuto il più basso scostamento con 147 milioni. Le nuove comunicazioni Iva, inoltre, si innestano nel percorso avviato con la prima legge di Stabilità del Governo Renzi per una stretta sulla fuga dall’imposta sul valore aggiunto. In quell’occasione furono introdotti strumenti come l’estensione del reverse charge (ad esempio in edilizia) e lo split payment. E secondo i dati resi noti ieri dal dipartimento delle Finanze sulle entrate tributarie dei primi 8 mesi dell’anno in corso, proprio l'anticipo versato dalle Pa sulle forniture di beni e servizi ricevute da controparti private ha assicurato all’Erario 6,94 miliardi di euro di crescita dell’Iva.

Come già indicato l'obiettivo del Governo è quello di recuperare risorse per circa 1,8-2 miliardi di euro da portare in dote alla nuova legge di Bilancio. Somme che comunque per ottenere il via libera di Bruxelles richiederanno quasi certamente una clausola di salvaguardia ad hoc. Come già accaduto nel recente passato l'ipotesi potrebbe essere quella di garantire gli incassi dalla lotta all’evasione con un aumento delle accise.

Marco Mobili/Giovanni Parente - 6 ottobre 2016 – tratto da sole24ore.com

Altre notizie