Complessivamente da agosto 2008 al 30 giugno 2016 risultano venduti 347,2 milioni di voucher di importo nominale pari a 10 euro. Solo nel primo semestre è stata superata la soglia dei 70 milioni. Nell'intero 2015 i voucher venduti avevano raggiunto quota 115 milioni mentre l'anno precedente erano stati 69 milioni.
Lo rende noto l'Inps, precisando che l'importo nominale di 10 euro di ogni singolo voucher comprende la contribuzione a favore della Gestione separata Inps (1,30 euro), quella in favore dell'Inail (0,70 euro) e una quota per la gestione del servizio (0,50 euro). Il compenso netto per il lavoratore è di 7,50 euro.
La progressiva estensione degli ambiti oggettivi e soggettivi di utilizzo del lavoro accessorio è andata di pari passo con l'aumento della vendita dei voucher, che ha registrato un tasso di crescita del 66% dall'anno 2014 all'anno 2015, e del 40% tra i primi sei mesi del 2015 e i primi sei mesi del 2016. Il ricorso ai voucher è concentrato nel Nord del paese: il Nord-est con 127,7 milioni di voucher venduti incide per il 36,8%, mentre il Nord-ovest con 102,6 milioni di voucher venduti incide per il 29,5%. La regione nella quale si è avuto il maggiore ricorso ai voucher è la Lombardia, con 60,7 milioni di buoni lavoro venduti. Seguono il Veneto e l'Emilia Romagna.
Il numero di lavoratori è cresciuto costantemente negli anni, mentre il numero medio di voucher riscossi dal singolo lavoratore è rimasto sostanzialmente invariato: circa 60 voucher l'anno dal 2012 in avanti.
Poiché l'importo netto che il lavoratore riscuote per ogni voucher è di 7,50 euro, si ricava che il compenso annuale medio netto negli anni più recenti non è mai arrivato a 500 euro.

12 ottobre 2016 – tratto da Italia Oggi

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