La reperibilità a casa nei giorni di malattia dovrebbe essere di «almeno sette ore per tutti – ha affermato ieri il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a margine di un convegno che si è svolto alla Camera –, non ha senso che ci siano differenze tra pubblico e privato».
Attualmente i dipendenti del settore pubblico devono essere raggiungibili per le visite di controllo dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Invece per i dipendenti del comparto privato è sufficiente essere reperibili dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Di «armonizzazione» delle regole sulla reperibilità fra settore pubblico e privato si parla anche nelle bozze del nuovo Testo unico del pubblico impiego, cioè del decreto attuativo della riforma Madia che dovrebbe arrivare la prossima settimana al confronto finale con i sindacati prima del via libera preliminare in consiglio dei ministri.
Le bozze, però, sembrano andare nel senso contrario a quello indicato ieri dal presidente dell’Inps, anche per una ragione di strumenti legislativi: le bozze prevedono infatti un decreto del ministro della Funzione pubblica per stabilire le nuove fasce di reperibilità «armonizzate» per i dipendenti pubblici, in un percorso che sembra indicare la riduzione a quattro delle sette ore attualmente previste per chi lavora nello Stato o negli enti territoriali.
Naturalmente si tratta di bozze, e le decisioni politiche possono imporre un cambiamento di rotta: per allargare le fasce orarie di reperibilità dei dipendenti privati serve però un decreto del ministero del Lavoro, e non della Funzione pubblica, in un contesto del tutto diverso da quello della legge delega sulla Pubblica amministrazione.
Al Testo unico sulla Pa spetta invece il compito di riaffidare all’Inps le visite fiscali per i dipendenti pubblici in malattia, dopo che la chiamata in causa diretta delle singole amministrazioni di appartenenza ha creato un lungo contenzioso sulle risorse e ha di fatto ostacolato i controlli.
Da questo punto di vista, lo stesso Boeri ha affermato che l’Istituto nazione di previdenza è pronto per effettuare i controlli sulle malattie dei dipendenti pubblici, che ora sono in carico alle Asl, ma a fronte di risorse aggiuntive. «Si possono fare risparmi significativi» rispetto alla situazione attuale «ma non si può pensare di agire a risorse date».
Del passaggio delle competenze da Asl all’istituto di previdenza, con la creazione del cosiddetto “polo unico” per i controlli, si parla da almeno due anni, e si è ipotizzato un dimezzamento dei costi da 70 a 35 milioni di euro all’anno. Attualmente i controlli effettuati dall’Inps prevedono il coinvolgimento di 1.300 medici iscritti alle liste speciali per le visite fiscali.
I numeri sono rilevanti. Secondo i dati più recenti pubblicati dall’Osservatorio sulla certificazione di malattia dell’Inps, nel 2015 sono stati denunciati 8,9 milioni di eventi di malattia per 78,4 milioni di giornate nel settore privato e 5 milioni di eventi e 32,5 milioni di giornate nel pubblico. I lavoratori che si sono ammalati almeno una volta nell’anno sono stati 4,2 milioni nel privato e 1,8 nel pubblico.
M. Prioschi/G. Trovati - 10 febbraio 2017 – tratto da sole24ore.com