Commette reato il datore di lavoro che installa in azienda le telecamere nonostante il consenso scritto dei dipendenti. È infatti necessario il previo accordo con i sindacati. È quanto affermato dalla Cassazione che, con la sentenza n. 22148 dell’8 maggio 2017, ha reso definitiva la condanna pronunciata in appello nei confronti della rappresentante legale di un calzaturificio che aveva installato dei dispositivi video collegati a un wi-fi per controllare i dipendenti. La difesa aveva tentato di smontare l’impianto accusatorio sostenendo che la manager aveva incassato il «sì» di tutti i lavoratori. Ma, ha risposto Piazza Cavour, senza l’accordo con i sindacati il consenso dei lavoratori non scrimina il reato, peraltro invariato dopo l’approvazione delle nuove norme del 2015. Infatti, scrivono gli Ermellini, anche la nuova disposizione (art. 23, dlgs 14 settembre 2015, n. 151) ribadisce la necessità che l’installazione di apparecchiature (da impiegare esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale ma dalle quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori) sia preceduta da una forma di codeterminazione (accordo) tra parte datoriale e rappresentanze sindacali dei lavoratori, con la conseguenza che se l’accordo (collettivo) non è raggiunto, il datore di lavoro deve far precedere l’installazione dalla richiesta di un provvedimento autorizzativo da parte dell’autorità amministrativa (Direzione territoriale del lavoro) che faccia luogo del mancato accordo con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, cosicché, in mancanza di accordo, l’installazione dell’apparecchiatura è illegittima e penalmente sanzionata. In altri termini, per il Collegio di legittimità, il consenso in qualsiasi forma prestato dai lavoratori non vale a scriminare la condotta del datore di lavoro che abbia installato i predetti impianti in violazione delle prescrizioni dettate dalla fattispecie incriminatrice.

Debora Alberici – 09 maggio 2017 – tratto da Italia Oggi

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