I consumatori: le compagnie alzano le tariffe, pronti ai ricorsi. La fatturazione a 28 giorni ha consentito agli operatori maggiori incassi dell’8,6% all’anno

Occhio alle bollette di telefonia e pay tv. Le disposizioni contenute prima nella legge 172 del 4 dicembre 2017 (conversione del decreto legge fiscale) o poi nella delibera del 19 dicembre dell’Agcom, l’Authority delle comunicazioni presieduta da Angelo Marcello Cardani, prevedono una serie di obblighi a carico dei gestori e rimborsi a favore degli utenti. Per questo converrà controllare il rispetto di quanto previsto, fermo restando che alcune questioni sono ancora sub judice dovendosi il Tar pronunciare a febbraio sui ricorsi delle compagnie contro l’Agcom. Ma andiamo con ordine.

La legge 172 stabilisce il divieto della fatturazione a 28 giorni che ha consentito agli operatori, attraverso la tredicesima bolletta, maggiori incassi dell’8,6% all’anno. Le società, dice la legge, dovranno adeguarsi alla cadenza mensile della bolletta entro 120 giorni, cioè entro il 4 aprile. Qui sembra che le compagnie abbiano poche scelte. E infatti Vodafone, per esempio, assicura: «È una legge, ci adegueremo». Massimiliano Dona, presidente dell’Unione consumatori, denuncia però che gli operatori da un lato «continuano a offrire contratti con le bollette ogni 28 giorni» (lo faranno fino al 4 aprile?) e che dall’altro, se comunicano che passeranno alla fatturazione mensile, «aggiungono che ci saranno aumenti pari all’8,6%» — è il caso, per esempio, di Tim business — annullando così il risparmio per gli utenti voluto dal legislatore. Del resto, spiega Mauro Vergari dell’Adiconsum-Cisl, «le compagnie potranno continuare a fare come vogliono finché resterà in piedi la possibilità di modifiche unilaterali del contratto in corso di vigenza. È vero che l’utente può cambiare operatore, ma se tutti aumenteranno le tariffe dell’8,6% ecco che l’annullamento della bolletta a 28 giorni non servirà a nulla».

Veniamo ora al capitolo rimborsi. L’Agcom, con una delibera del 24 marzo 2017, aveva dato 90 giorni alle società (in questo caso solo di telefonia fissa), cioè fino al 23 giugno, per passare alla fatturazione mensile. Gli operatori non l’hanno fatto e così il 19 dicembre l’Authority ha sanzionato Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb per il massimo consentito dalla legge, 1,16 milioni a società, diffidando le stesse a rimborsare gli utenti per gli importi in più fatti pagare dal 23 giugno, specificando che «nella prima fattura emessa con cadenza mensile l’operatore è tenuto a comunicare con adeguato risalto che lo storno è avvenuto». Le associazioni dei consumatori sono mobilitate per sostenere eventuali ricorsi contro i mancati rimborsi. Gli utenti possono rivolgersi anche ai Corecom, le emanazioni territoriali dell’Agcom per le procedure di conciliazione. Nel frattempo la legge, come detto, ha esteso l’obbligo della fatturazione mensile a tutte le bollette telefoniche (non solo quelle dei telefoni fissi) e ai servizi di pay tv, prevedendo un rimborso forfettario di 50 euro a favore dei clienti da parte delle società che non si adegueranno entro il 4 aprile.

Enrico Marro - 06 gennaio 2018 – tratto da corriere.it

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