Un rilancio del riscatto laurea, magari con qualche forma di agevolazione ai datori di lavoro che lo pagano, per consentire a un maggior numero di dipendenti senior di raggiungere i 38 anni contributivi necessari a centrare, con i 62 anni, la fatidica “quota 100”, ovvero la nuova etichetta annunciata per le pensioni d’anzianità targate 2019.

L’ipotesi è nella short list dei tecnici che stanno compilando le novità previdenziali della legge di Bilancio. Insieme con altre formule per la copertura dei buchi dei versamenti negli anni passati, comunque posteriori al 1996, che verranno confezionate con la “pace contributiva” o con un condono; ipotesi a sua volta al vaglio dei policy maker.

Il riscatto della laurea per i quotisti potrebbe muoversi sulla falsa riga dello schema utilizzato nella legge di Bilancio 2017 per agevolare gli esodi dei bancari in esubero attraverso il Fondo di solidarietà del credito ordinario e cooperativo. Una formula che potrebbe ora essere estesa ad altri fondi di solidarietà attivi in diversi settori come le assicurazioni, il trasporto pubblico o il neonato “fondo Tris” del settore chimico-farmaceutico. Il riscatto della laurea per i bancari, come scritto sul Sole 24Ore del 29 dicembre, era stato concepito insieme ad altre misure per ammortizzare l’uscita di 25mila esuberi nel settore bancario tra il 2017 e il 2019, tanto è vero che le domande sottoscritte insieme con l’azienda di appartenenza potranno essere ancora presentate fino al 30 novembre 2019. Bisognerà aspettare la chiusura del percorso per conoscere i risultati finali ma gli ultimi dati Inps sui riscatti sembrano confermare un aumento di domande.

Richieste in crescita

Dal 2016 al 31 agosto scorso l’Inps ha ricevuto 62.282 domande di riscatto laurea e ne ha accolte 28.389 tra gestione pubblica e privata (il 45,5%, i dati includono le rinunce ex post alla facoltà di riscatto perché giudicata troppo onerosa). Se si guarda al solo settore privato, delle 43.686 domande presentate, 12.920 sono pervenute nei primi otto mesi di quest’anno, ovvero da quando è in vigore la circolare Inps (n.188 del 22 dicembre) che ha dato attuazione a questo strumento che consente alle banche la facoltà di riscatto e ricongiunzione di periodi utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata o di vecchiaia dei propri dipendenti.

Dal cumulo gratuito a “quota 100”

Naturalmente gli ultimi dati di flusso dei riscatti laurea dicono molto di più. Non ci sono solo ex bancari che hanno ingrossato quelle file. Dal gennaio 2017, quando è entrato in vigore il cumulo gratuito, in molti hanno riscoperto la convenienza del riscatto laurea per arrivare prima ai requisiti della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi fino a fine anno) e di vecchiaia (67 anni dal gennaio prossimo). Passare a una gestione che prevede redditi più bassi ha consentito a molti di unire anche gli anni della laurea al cumulo, reso gratuito, dei versamenti in gestioni diverse. Il fatto che tra le 18.062 domande del settore privato e le 6.553 del settore pubblico ce ne siano parecchie (8.447) fatte da over 56enni trova una spiegazione proprio in abbinamento alla gratuità del cumulo.

Con “quota 100”, strumento finora concepito come una sorta di super-deroga ai pensionamenti anticipati o di vecchiaia previsti dalle norme del 2011, l’unica utilità del riscatto laurea ritornerebbe come detto sotto forma di incentivo per i datori di lavoro che vogliano finanziare l’uscita di dipendenti senior utilizzando i fondi bilaterali. Se così fosse, prendendo per buone le stime leghiste di 400mila candidati quotisti già nel 2019 (il 60% circa del settore privato) e immaginando una buona adesione delle imprese, le statistiche Inps sui riscatti laurea sono destinate a registrare un picco assai più elevato a partire dal prossimo anno.

Davide Colombo - 16 ottobre 2018 – tratto da sole24ore.com

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