Versare l’anticipo del Tfr alla colf, alla baby sitter o alla badante: è un appuntamento ricorrente del mese di dicembre per molte famiglie italiane che si avvalgono di un aiuto in casa. Acconto che, abbinato al versamento della tredicesima e della retribuzione, rappresenta spesso una spesa consistente. È bene, dunque, conoscere le regole da applicare, sia per il calcolo, sia per la gestione del Tfr, per poter essere preparati alle eventuali richieste dei lavoratori.

L’anticipo per i lavoratori domestici

La gratifica natalizia o tredicesima mensilità dev’essere versata ogni anno al lavoratore entro dicembre, come prevede l’articolo 38 del contratto nazionale collettivo.

Il trattamento di fine rapporto spetta invece, come regola generale, quando il rapporto di lavoro finisce. Ma nel caso del lavoro domestico, il contratto collettivo prevede esplicitamente (all’articolo 40) che i datori anticipino il Tfr, se il lavoratore lo richiede, una volta all’anno e fino al 70% di quanto maturato nell’anno stesso.

È una regola ad hoc per i lavoratori del settore che si differenzia rispetto alla disciplina generale del Tfr stabilita dal Codice civile. Per la generalità dei lavoratori, infatti, l’anticipo del Tfr può essere chiesto - salvo diverse previsioni dei Ccnl o patti individuali - soltanto dopo la maturazione di almeno otto anni di servizio con lo stesso datore, e soltanto per ragioni specifiche, come spese sanitarie per terapie e interventi straordinari o acquisto della prima casa per sé o per i figli.

I lavoratori domestici, invece, possono chiedere di ricevere annualmente il 70% del Tfr maturato: la cifra spettante per ciascun anno, come spiegano più nel dettaglio gli articoli nelle pagine successive, si ottiene dividendo il totale delle somme percepite dal lavoratore nell’anno, comprensive di vitto e alloggio (quando dovuto), per 13,5.

In fondo si tratta di una soluzione che può aiutare le famiglie a non dover sborsare migliaia di euro quando si arriva alla fine del rapporto di lavoro. Come sottolinea Teresa Benvenuto, segretario nazionale di Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico: «Per evitare di dover corrispondere ingenti somme a fine rapporto – spiega – consigliamo sempre a tutte le famiglie che in casa si avvalgono dell’aiuto di colf, badanti e baby sitter di liquidare annualmente il Tfr. Per prassi – aggiunge – il Tfr viene liquidato a dicembre, che è anche il mese della cosiddetta gratifica natalizia al lavoratore».

La spesa delle famiglie

Secondo i dati forniti al Sole 24 Ore del Lunedì dalla stessa Assindatcolf, la metà dei lavoratori domestici si avvale della possibilità di chiedere annualmente il Tfr, con una spesa che è più elevata nel caso dei lavoratori conviventi con la famiglia. Questi ultimi, infatti, hanno retribuzioni più elevate. Il 51,2% delle badanti conviventi, ad esempio, chiede annualmente il Tfr, con un importo medio percepito di 820 euro.

Sul fronte delle baby sitter conviventi, la richiesta di anticipo arriva nel 52% dei casi, per una spesa a carico della famiglia di 750 euro, mentre nel caso delle colf conviventi l’anticipo annuale del Tfr è richiesto dal 44%, per un valore medio di 730 euro.

La spesa si riduce per il personale non convivente: chiede l’anticipo annualmente il 45,8% delle colf (per un valore medio di 330 euro), il 51,3% delle baby sitter (per un valore medio di 500 euro) e il 46% delle badanti (con una spesa media per la famiglia di 550 euro).

Valentina Melis - 29 novembre 2018 – tratto da sole24ore.com

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