"La definizione di un salario minimo deve essere opportunatamente coordinata con altri istituti presenti nel mercato del lavoro, non ultimo il reddito di cittadinanza".
Lo sottolinea l'Istat nel documento presentato nel corso di un'audizione al Senato sul salario minimo orario. "La scelta del livello del salario minimo deve contemperare due esigenze di segno opposto. Un salario minimo troppo alto potrebbe, infatti, scoraggiare la domanda di lavoro o costituire un incentivo al lavoro irregolare, determinando quindi un ampliamento della segmentazione tra lavoratori e un'ulteriore marginalizzazione delle categorie più svantaggiate. Un salario minimo troppo basso, per contro, potrebbe non garantire condizioni di vita dignitose", si legge nel documento.
Secondo il direttore del dipartimento della produzione statistica dell'Istat, Roberto Monducci, "la soglia di salario minimo lordo a 9 euro l'ora comporterebbe per le imprese con dipendenti (circa 1,5 milioni) un aggravio di costo che, se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l'1,2% del Margine operativo lordo", mentre "fissando la soglia della retribuzione oraria minima a 9 euro lordi, 2,9 milioni di lavoratori (ovvero circa il 21% del totale) registrerebbero un incremento medio annuale della retribuzione pari a 1.073 euro pro-capite con un incremento complessivo del monte salari stimato in circa 3,2 mld". "L'adeguamento al salario minimo di 9 euro inciderebbe in media dello 0,9% per il totale dei rapporti e del 12,7% per quelli interessati dall'intervento. L'incremento percentuale piu' significativo coinvolgerebbe i lavoratori occupati nelle altre attività di servizi (+8,8%), i giovani sotto i 29 anni (+3,2%) e gli apprendisti (+10%)", ha detto Monducci, nel corso dell'audizione al Senato.
Dal canto suo, il direttore della direzione centrale entrate e recupero crediti dell'Inps, Maria Sandra Petrotta, ha detto in audizione in senato che "il 22% dei lavoratori dipendenti di aziende private guadagna meno di 9 euro lordi l'ora". In particolare, "il 9% dei lavoratori è al di sotto degli 8 euro orari lordi, mentre il 40% percepisce meno di 10 euro lordi l'ora", ha aggiunto.
Il salario minimo, ha spiegato poi il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell'Istat, è stato istituito nella gran parte dei paesi dell`Unione Europea, con l`eccezione dell`Austria, della Danimarca, della Finlandia, della Svezia, di Cipro e dell`Italia; dal primo gennaio 2015, è stato introdotto anche in Germania. Gli importi mensili lordi, pubblicati da Eurostat due volte l`anno, al primo gennaio 2019 variano dai 286 euro della Bulgaria (pari a 1,62 euro orari) ai poco più di duemila del Lussemburgo (2.071, pari a 11,97 euro orari); questi importi riflettono anche ampie differenze strutturali tra paesi nelle retribuzioni medie, nella produttività del lavoro e nel potere di acquisto. Tra i paesi maggiori, Francia e Germania presentano un livello simile, di poco superiore ai 1.500 euro al mese (in termini orari rispettivamente pari a 10,03 e 9,19 euro), mentre in Spagna scende di circa un terzo a poco più di mille euro. Negli Stati Uniti il salario minimo mensile è pari a circa 1.100 euro. Nei Paesi dell`Unione Europea in cui non vi è un salario minimo per legge, la sua adozione è di fatto sostituita dai minimi previsti nei contratti collettivi. Sulla base delle ultime informazioni disponibili, nel 2017 per i paesi europei in cui è stato istituito il salario minimo, è possibile osservare il suo peso sui salari medi mensili. Il range è compreso tra il 51,7% della Slovenia e il 36,9% della Spagna. In Germania e Regno Unito questa proporzione è pari rispettivamente al 41,4 e 44,6%, mentre per la Francia si attesta nel 2015, ultimo anno disponibile, al 47,1%.

13 marzo 2019 – tratto da Italia Oggi

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