Fine del paradiso fiscale svizzero per le multinazionali. Un referendum popolare ha approvato definitivamente il progetto di riforma fiscale che elimina i trattamenti di favore per le multinazionali straniere. Domenica 19 maggio, il 66,4% dei votanti ha dato l'approvazione definitiva per eliminare i regimi fiscali di favore in contrasto con i principi Ocse e Ue. La situazione attuale prevede una differenziazione tra le aliquote applicate alle società svizzere e quelle applicate alle società straniere: le prime che versano un'aliquota dal 12% al 24%, nei diversi cantoni, mentre le seconde sono soggette a un'imposizione inferiore che va dal 7,8% al 12%. L'addio al regime speciale sarà tuttavia attenuato da nuove misure a cuscinetto. I diversi cantoni prevedono, infatti, un generale abbassamento delle aliquote e saranno introdotte ingenti detrazioni fiscali per ricerca e sviluppo. Ginevra, ad esempio, con il record per l'imposta sulle società più elevata del paese, con un'aliquota del 24,6%, ha già previsto una riduzione al 13,99%. A breve sono previste nuove aliquote anche nei cantoni di Basilea e Vaud. In complessivo, secondo le previsioni dell'agenzia fiscale svizzera, le riforme costeranno allo stato un calo delle entrate per 2 miliardi di franchi all'anno (1,8 miliardi di euro). Tuttavia, se da una parte il carico fiscale complessivo per le imprese sarà diminuito, per le multinazionali potrebbe aumentare. «Il nuovo sistema fiscale compatibile con i principi Ocse e Ue potrebbe aumentare i tassi che le multinazionali negoziano su base individuale», ha dichiarato il ministro delle finanze Ueli Maurer. «I trattamenti fiscali della Svizzera alle multinazionali, infatti, vengo generalmente negoziati su base individuale con il cantone svizzero presso cui è localizzata l'impresa. Negoziazioni che tuttavia rimangono segrete e non vengono divulgate. Le multinazionali sono particolarmente importanti per l'economia elvetica. Secondo uno studio di McKinsey, generano un quarto dei posti di lavoro nel paese, un terzo del pil e circa della metà delle entrate fiscali. Già nel 2017, si era tentato di riformare il trattamento fiscale delle società multinazionali, ma il tutto era naufragato. La vecchia riforma prevedeva un aumento della tassazione per le persone fisiche e tagli ai servizi pubblici per mantenere un livello di tassazione sulle società inferiore. Il nuovo piano è quindi meno generoso per le società rispetto al precedente. Quest'anno, per consentire che la riforma fosse ampiamente condivisa, e scongiurare conseguenze negative a livello Ocse e nei negoziati con l'Ue, è stato inoltre incluso un versamento aggiuntivo da 2 miliardi di franchi al fondo pensionistico statale».

Matteo Rizzi - 21 maggio 2019 – tratto da Italia Oggi

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