Se siamo lavoratori maturi, siamo i più pessimisti d'Europa. Riguardo al futuro prossimo. E parlando del presente, siamo i meno soddisfatti.
Lo dicono i risultati della seconda edizione del Barometro Edenred-Ipsos 2015. Si tratta di una indagine sul benessere e la motivazione realizzata su un campione rappresentativo di 13.600 dipendenti di aziende di 14 Paesi europei (Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Spagna, Italia, Svezia Polonia, Romania, Turchia, Finlandia, Austria, Repubblica Ceca, Paesi Bassi) che comprende duemila lavoratori tra i 55 e i 64 anni.

Focalizzandoci su questa fetta di popolazione aziendale scopriamo che, secondo lo studio, tra i lavoratori europei over55 più appagati della propria condizione (cioè gli olandesi, con il 44% seguiti dagli austriaci, 59% e dagli svedesi, 54%) e i più scontenti (i seniori che vivono nella Repubblica Ceca, 27%) ci sono ben 44 punti di differenza. Gli ultracinquantacinquenni italiani che si dichiarano "felici al lavoro" sono il 37% e si collocano al terz'ultimo posto, prima dei polacchi. Ma va anche detto che i baby boomer ingrigiti sono comunque un po' meno tristi della media nazionale (e intergenerazionale) della soddisfazione al lavoro, che in Italia si ferma al 34, e si attesta solo un punto sotto il 38% della media europea.

La qualità della vita lavorativa, poi, conferma la spesso citata teoria delle "due Europe". In fondo alla classifica c'è infatti la Spagna con il 23% degli intervistati soddisfatti della propria situazione, e l'Italia a seguire con il 25%, e con la Francia quattro punti sopra. In testa svettano invece Finlandia (66%) e Svezia, però staccata di ben dieci punti, poi Austria e Germania.
Gli italiani dai 55 anni in su pensano che in azienda il proprio impegno sia poco riconosciuto (49%, contro il 68 e il 67% dei coetanei austriaci e svedesi, e il 64% dei tedeschi ). Ma si sentono trattati con rispetto almeno quanto gli svedesi (75% di risposte affermative), quasi come i tedeschi e gli olandesi (77 e 76% ) e ben più dei britannici (69%).
Riguardo al comportamento del datore di lavoro, quasi un italiano interpellato su due (45%) pensa che la sua azienda sia attenta al benessere dei dipendenti maturi. L'interesse percepito ai problemi degli over55 va al massimo nel Regno Unito (67%) e in Olanda (65%).

Venendo alle prospettive per la pensione solo il 20% dei nostri connazionali (e degli spagnoli) ha già fatto dei piani e dichiara di considerarla una meta "abbastanza vicina", e qui il dato appare molto inferiore alla media europea, che è del 35%. I più preparati e attrezzati sono i senior svedesi (55%) e, a distanza di dieci punti, i belgi. Eppure, anche se risultano tra i meno focalizzati sul ritiro, valutando gli anni che li separano dalla pensione i lavoratori italiani ultracinquantenni e sessantenni sono quelli che, in Europa, si sentono più sfiduciati sulle possibilità di miglioramento e carriera. E sono anche i meno motivati (52%), in compagnia dei francesi (55%).  Al polo opposto dell'ottimismo e del coinvolgimento sul lavoro spiccano invece gli olandesi, i finlandesi, i britannici (più fiduciosi che motivati) e gli svedesi.

Rosanna Santonocito - 3 novembre 2015 - tratto da sole24ore.com

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