Confesercenti sui dati Istat delle vendite: pesa la liberalizzazione degli  orari, in calo anche ambulanti e negozi online

Il 2016 parte male. I dati Istat di gennaio confermano i nostri timori: dopo il ritorno in territorio positivo nei primi 9 mesi del 2015, le vendite al dettaglio hanno progressivamente perso slancio fino ad arenarsi. E intanto le piccole imprese del commercio continuano a sparire: nei primi due mesi dell’anno hanno chiuso altri 12mila negozi, a fronte di poco più di 3mila aperture, il dato più basso registrato negli ultimi tre anni. Complessivamente, il saldo tra aperture e chiusure è negativo per circa 9mila imprese. Così Confesercenti sui dati Istat relativi alle vendite al dettaglio.

Le vendite durante le feste di Natale sono state sotto le aspettative, e a quanto pare nemmeno i saldi di fine stagione sono riusciti a risollevare la situazione: a gennaio si osserva infatti una decisa riduzione della spesa in beni veicolati dagli esercizi al dettaglio, in parte attesa ma inaspettata nelle sue dimensioni. Soprattutto per quanto riguarda le vendite in volume delle piccole superfici, che secondo i calcoli dell’Ufficio Economico Confesercenti, sono in discesa su base tendenziale del -2,8%.

A pesare è un mix di fattori. Sul rallentamento delle vendite di prodotti di abbigliamento ha inciso anche un inverno dal meteo eccezionalmente caldo; sulle piccole superfici, però, si sconta anche l’effetto della liberalizzazione degli orari, che ha favorito la grande distribuzione e creato un regime competitivo insostenibile per le pmi. Il dato pare confermare  anche il protrarsi delle conseguenze delle tensioni internazionali, sottolineato proprio  oggi dalla BCE, che ha contribuito al rallentamento dei consumi privati in tutto il continente. Un elemento che, visto i recenti terribili accadimenti, non rassicura.

Se il trend dovesse continuare, gli effetti sulle imprese del commercio, in particolare quelle di piccole dimensioni, potrebbero essere devastanti. Già molti comparti sono in grave difficoltà. L’emorragia di attività registrata nei primi due mesi dell’anno è fortissima soprattutto per le PMI della moda, che subiscono un saldo negativo di oltre 2mila imprese. Ma la crisi purtroppo sembra essersi estesa ad ogni comparto, trascinando per la prima volta in negativo anche il commercio su aree pubbliche  e quello online, che negli anni della crisi erano riusciti a mantenersi comunque in crescita.  “In questo scenario, dobbiamo prepararci a trovare una soluzione” commenta Massimo Vivoli, Presidente Confesercenti. “Ormai non è più rinviabile un piano mirato di sostegno alle imprese della distribuzione commerciale, che sono in contrazione ormai da quattro anni. Per questo chiediamo al Governo l’apertura di un confronto con le imprese del settore, per mettere a punto strategie condivise per la ripresa del settore.

24 marzo 2016 – tratto da confesercenti.it

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