Grazie a un robusto 2015 e a un 2016 iniziato sotto i migliori auspici l’industria italiana delle macchine utensili e delle automazione consolida la sua leadership mondiale, al quarto posto tra i produttori (tenendo a debita distanza la rincorsa della Corea del Sud) e al terzo tra gli esportatori. Cresce, per il secondo anno consecutivo, anche il mercato interno, con un incremento del 22,3% dei consumi in Italia, per un totale di 3,348 miliardi.

Il bilancio è stato fornito ieri durante l’ultima assemblea di Ucimu che nella parte privata ha eletto Massimo Carboniero come nuovo presidente (succede a Luigi Galdabini). L’anno scorso la produzione è cresciuta del 7,8%, a quota 5,217 miliardi. Un risultato determinato sia dal positivo andamento delle consegne dei costruttori, salite del 15,3% a 1,830 miliardi, sia dalla ripresa delle esportazioni, tornate a crescere dopo due anni di arretramento, a 3,387 miliardi, il 4,1% in più rispetto al 2014.

Secondo le previsioni del centro studi di Ucimu, nel 2016 la produzione salirà del 5,3%, a 5,495 miliardi. Il consumo si attesterà a 3,535 miliardi, il 5,6% in più rispetto all’anno scorso, trainando sia le consegne dei costruttori, attese in crescita del 3,6%, a 1,895 miliardi, sia le importazioni (+8 per cento). Le esportazioni cresceranno del 6,3% a 3,6 miliardi, tornando sui livelli record registrati dal settore. Gli Stati Uniti si confermano il primo mercato di sbocco del made in Itallia, seguiti da Germania, Cina, Francia, Russia (penalizzata dalle sanzioni internazionali) Polonia e Regno Unito.

«Le nostre aziende - ha detto ieri Galdabini - mostrano di essere in grado oggi di produrre almeno quanto producevano prima della crisi». La ripresa dei consumi non è comunque giudicata sufficiente per recuperare il terreno perso nell’ultimo periodo. Serve, come ha spiegato ieri il vicepresidente di Fondazione Edison, Marco Fortis, intervenuto nell’analisi del contesto di mercato europeo insieme al presidente Alberto Quadrio Curzio, un «rilancio della domanda interna a livello europeo», con l’obiettivo di ricostruire «la capacità produttiva distrutta dalle politiche di austerità», in particolare in Italia.

Su questo fronte le macchine utensili hanno beneficiato della Nuova Sabatini che da maggio 2014 a maggio 2016 ha permesso investimenti (non solo in macchine utensili) per un valore di 3,5 miliardi. Ora servono misure ad hoc capaci di sostenere la domanda interna. «In particolare il superammortamento, operativo dallo scorso ottobre, dovrebbe essere confermato anche per l’anno prossimo, come già è avvenuto in Francia - ha spiegato Galdabini -, in modo che si trasformi in un provvedimento semi-strutturale, con l’obiettivo di accompagnare il paese in q uesta fase di ricostruzione economica». Il neopresidente, Massimo Carboniero, oltre a sottolineare il futuro impegno dell’associazione nell’approfondimento dei temi legati alla manifattura 4.0, ha a sua volta rilanciato il tema dell’obsolescenza del parco macchine italiano. Un recente studio di Ucimu ha stimato in circa 13 anni l’età media delle macchine utensili installate in Italia. «Sostituiamo almeno quelle prive del marchio Ce, antecedenti al 1996 - spiega Carboniero -. È un paradosso per l’industria italiana avere macchine vetuste e contemporaneamente vendere all’estero il top della tecnologia. Prevedere incentivi o un credito fiscale per ammodernare almeno quelle macchine che seguono normative antecedenti a quelle previste a livello comunitario sarebbe già un passo in avanti concreto, sia sul piano della produttività che della sicurezza».

Matteo Meneghello - 29 giugno 2016 – tratto da sole24ore.com

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