E’ il primo calo tendenziale del 2016 e arriva dopo il recupero registrato nel mese di aprile: secondo l’Istat, a maggio, la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,6%, sia su base mensile, sia su base annua. È il peggior calo congiunturale dallo scorso febbraio (quando si era registrato un -0,8% rispetto a gennaio), ma nella media dei primi cinque mesi dell’anno la variazione –rispetto allo stesso periodo dell’anno predecente - resta comunque positiva, con un +1,5%.

Dando uno sguardo ai settori, continua la crescita su base annua dei comparti a maggior contributo tecnologico, come la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,6%), quella di computer, prodotti elettronici e ottici o elettromedicali (+4,3%), dei prodotti farmaceutici (+2,5). Ancora in forte ribasso invece l’industria estrattiva (-13,5%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9,7%). Da segnalare il pesante calo del comparto tessile, che in un anno perde il 6,5%.

“È il peggior calo congiunturale dallo scorso febbraio ma nella media dei primi cinque mesi dell’anno la variazione resta comunque positiva ”

La variazione congiunturale dell’indice destagionalizzato è invece negativa per tutti i settori industriali, con i beni strumentali che perdono l’1,8%, i beni intermedi lo 0,9% l’energia lo 0,6% e i beni di consumo lo 0,3%. In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a maggio 2016, un solo aumento nel comparto dei beni intermedi (+1,8%); diminuiscono invece l'energia (-5,9%) e in misura più lieve i raggruppamenti dei beni strumentali (-1,5%) e dei beni di consumo (-0,7%).

Il calo registrato dall’Istat, pur in sé non particolarmente negativo, spicca perché arriva dopo il buon dato di aprile, quando la crescita della produzione aveva segnato un +1,8% su base annua e un +0,4% su base mensile. Restano comunque positive le variazioni medie dei primi cinque mesi dell’anno, in crescita dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2015, e del trimestre marzo-maggio che, rispetto a quello dell’anno scorso, vede una sostanziale stabilità (in media, lo 0,1%).

Preoccupati i primi commenti ai dati diffusi stamane, con il segretario dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, che avverte: «Fino a che le famiglie non torneranno a consumare, la produzione non potrà salire. Ecco perché urge una riforma fiscale. È significativo il divario che c'è tra l'aumento dei beni di consumo durevoli, che registrano un +1,4% nei dati corretti per gli effetti di calendario ed i beni di consumo non durevoli, che scendono dell’1,1%». Questo dato dimostrerebbe, secondo Dona, che «solo le famiglie più abbienti sono tornate ad acquistare, e solo perché dopo 8 anni di mancati acquisti, dal 2007 al 2014, c’è la necessità di rinnovare il parco dei beni durevoli, come auto ed elettrodomestici».

11 luglio 2016 – tratto da sole24ore.com

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