Meno spazio per redditometro e indagini finanziarie, da usare solo se strettamente necessari. E sempre più lettere preventive: a ottobre ne partirà un altro stock, legato all’operazione 730, che dovrebbe avere le stesse dimensioni dell’invio dello scorso anno, quando vennero spedite 220mila lettere. Il tutto per arrivare a un fisco meno invasivo e più orientato alla compliance. Anche con questo mandato, del resto, Rossella Orlandi ha assunto poco più di due anni fa il non certo facile incarico di direttore dell’agenzia delle Entrate. La scommessa che sta cercando di vincere è quella di far ricredere sia l’Ocse sia il Fondo monetario internazionale sul fatto che l’Italia è un Paese con alta evasione e bassa compliance. Come dire: in Italia nessuno ama pagare le tasse. Alleati preziosi nell’operazione compliance, la tecnologia e il passaggio a un fisco sempre più digitale. Lo testimoniano la dichiarazione precompilata, la fatturazione elettronica B2B ormai prossima alla piena operatività e il passaggio da una lotta all’evasione fondata su spesometri, redditometro e indagini bancarie a verifiche basate su lettere di compliance e contradditorio, reverse charge e split payment.

La prima grande scommessa sul digitale è il 730 precompilato. Siamo al secondo anno. La strada è quella giusta?

Credo proprio di sì. La precompilata è oggi una scommessa vinta per l’intero sistema Paese: l’Agenzia che la predispone e i cittadini che mostrano di apprezzarla. I vantaggi sono quelli della semplicità e dell’esclusione dai controlli. Stiamo inaugurando una stagione nuova di dialogo e di partnership con i cittadini.

Sono quasi due milioni i contribuenti che hanno trasmesso il modello da soli tramite il servizio web disponibile sul sito internet dell’Agenzia. Eppure la consulta dei Caf segnala che sono aumentati anche coloro che chiedono assistenza. Come si giustifica l’aumento delle precompilate e quello di coloro che si sono rivolti ai Caf?

Il numero complessivo dei soggetti che nel 2016 hanno utilizzato il modello 730 è di 19,9 milioni, contro i 19,3 dello scorso anno. Il dato evidenzia ancora una volta come l’introduzione della precompilata abbia spostato i contribuenti da Unico al 730, a dimostrazione del gradimento del servizio di precompilazione delle dichiarazioni da parte dell’Agenzia.

E dunque?

Nel 2016 hanno trasmesso direttamente il 730 circa 2 milioni di soggetti, contro 1,4 milioni del 2015. Complessivamente, i contribuenti che si sono rivolti a Caf, professionisti e sostituti d’imposta che prestano l’assistenza fiscale sono pari a circa 17,9 milioni. Questo dato è invariato rispetto all’anno scorso: l’incremento registrato dai Caf è quindi ascrivibile a una diminuzione dei cittadini che hanno trasmesso il modello tramite professionisti e sostituti.

Sulla precompilata ci sono state proteste per la non corrispondenza dei dati alla realtà dei singoli contribuenti. Quanti sono quelli che lo hanno rispedito senza modifiche?

È ancora presto per fare un bilancio su quante dichiarazioni sono state accettate senza modifiche. Possiamo anticipare che, relativamente alle Certificazioni uniche, in oltre il 95% dei casi i dati proposti sono stati accettati dai cittadini. Siamo, al contempo, consapevoli che per quanto riguarda detrazioni e oneri deducibili, da un lato dobbiamo continuare ad ampliare le tipologie di spese trattate all’interno della precompilata, dall’altro occorre migliorare la qualità dei dati trasmessi dagli enti esterni.

Nel balzo in avanti della precompilata 2016 quanto pesano le lettere di compliance inviate lo scorso anno a coloro che non avevano presentato la dichiarazione dei redditi?

Il sistema della precompilata ha in sé il vantaggio di poter disporre con largo anticipo di informazioni utili per l’attività di compliance nei confronti dei cittadini che non hanno presentato la dichiarazione. Anche quest’anno, in autunno, prevediamo di inviare queste lettere, affinando i criteri di estrazione dei soggetti rispetto al 2015.

Ne spedirete ancora anche questo autunno? E quante?

Non sappiamo ancora quanti saranno i cittadini interessati, considerato che c’è tempo fino al 30 settembre per trasmettere Unico, ma è ragionevole pensare che i volumi saranno analoghi a quelli dello scorso anno.

Pensate di estendere gli stessi vantaggi previsti per chi accetta il 730 precompilato anche a chi accetta Unicoweb?

Premesso che per poterlo fare servirebbe una norma specifica, ritengo che il modello Unico contenga tipologie di spese e categorie reddituali per le quali sarà difficile riuscire a proporre una dichiarazione che possa essere accettata da un numero significativo di contribuenti.

Le Certificazioni uniche manderanno in archivio il 770?

Le Certificazioni hanno già mandato in soffitta buona parte del 770: con la legge di Stabilità 2016 è stata riconosciuta la valenza dichiarativa delle Cu e al momento del vecchio modello 770 sono rimasti in piedi solo alcuni quadri riepilogativi, tra l’altro notevolmente semplificati per l’anno di imposta 2015.

L’incrocio dei dati e l’utilizzo delle banche dati è l’altra gamba del fisco digitale che va a caccia di evasori, soprattutto cercando di alzare il livello di compliance. Nel 2016 dovrete inviare almeno 400mila lettere preventive e fra due anni saranno 500mila. Punterete su altri ambiti rispetto a quelli già individuati finora?

Visti i positivi riscontri, stiamo gradualmente aumentando i criteri di incrocio e ampliando la platea dei contribuenti destinatari delle comunicazioni preventive. L’obiettivo che perseguiamo è quello di comunicare prima della presentazione della dichiarazione annuale i dati in nostro possesso relativi all’anno d’imposta da dichiarare e le anomalie già riscontrate nelle precedenti dichiarazioni, consentendo al contribuente di non fare errori in dichiarazione e correggere con sanzioni molto ridotte gli errori già fatti. In questo modo, i contribuenti eviteranno di essere sottoposti a controllo e le energie dell’Agenzia verranno rivolte verso le forme di evasione più gravi e fraudolente.

Avete in programma di usare sempre meno redditometro e indagini finanziarie. Sono strumenti che non danno affidamento o le tutele per il contribuente rendono più conveniente puntare su altro?

Non è nelle intenzioni dell’Agenzia depotenziare né il redditometro né le indagini finanziarie ma, trattandosi di strumenti di controllo molto pervasivi e basati su presunzioni di legge, vogliamo utilizzarli solo quando è strettamente necessario. Il redditometro è un valido strumento accertativo che consente l’individuazione delle posizioni a maggior rischio di evasione. In particolare, si è dimostrato molto utile per intercettare i contribuenti, non titolari di partita Iva, che presentano un rilevante scostamento tra l’importo del reddito dichiarato e la capacità di spesa manifestata nell’anno.

E sulle indagini in banca?

Per le indagini finanziarie il loro uso deve essere appropriato e finalizzato ad attuare ricostruzioni credibili e realistiche. Questo strumento, quindi, è da adoperare solo a valle di un’attenta analisi del rischio da cui emergano significative anomalie dichiarative e nel caso in cui sia già in corso un’attività istruttoria d’ufficio. Le indagini finanziarie non costituiscono uno strumento di applicazione automatica, ma richiedono un’elaborazione e valutazione successiva, secondo logiche di proporzione e ragionevolezza.

La fatturazione elettronica è l’altra grande scommessa del fisco 2.0. Siamo ai preliminari con il primo software per gli scambi B2B. Rispetterete la tabella di marcia per l’entrata a regime della fattura online nel 2017?

Il servizio gratuito di supporto alla fatturazione elettronica, messo a disposizione il 1° luglio, si sta rivelando efficace: solo per citare qualche numero, sono state 4.500 le fatture generate, 2.200 le fatture elettroniche conservate e più di 53.000 gli utenti registrati. A maggio è stato messo a disposizione, per le attività di sperimentazione, un prototipo del Sistema di interscambio, modificato per adattare il processo di ricezione e inoltro delle fatture elettroniche ai rapporti commerciali tra privati. I feedback che giungeranno da questa sperimentazione ci permetteranno di validare le ipotesi operative e rilevare possibilità di miglioramenti. Le attività sono tante, ma il lavoro di squadra tra le nostre strutture e i colleghi di Sogei mi rende fiduciosa sul rispetto delle date previste. A breve saremo pronti a ricevere i dati delle fatture trasmessi da chi sceglierà questa opzione, in alternativa allo spesometro e per fruire degli altri incentivi previsti.

Il grande salto in avanti sarà lo scambio di tutti i dati sulle fatture emesse e quelle ricevute. Quali adempimenti potrebbero essere superati grazie a questa nuova disponibilità di dati?

Sono già previsti, per chi sceglie di trasmettere i dati delle fatture (e, nel caso di commercio al minuto, anche i dati dei corrispettivi) una serie di incentivi come l’esclusione dallo spesometro, l’esclusione dall’obbligo di comunicazione degli elenchi riepilogativi delle cessioni e degli acquisti intracomunitari, il diritto al rimborso entro tre mesi dalla presentazione della dichiarazione Iva annuale, la riduzione di un anno del periodo entro il quale è possibile essere oggetto di accertamento, in caso di pagamenti tracciati. È evidente che, se tutti i contribuenti adottassero questa modalità di trasmissione dei dati rilevanti ai fini Iva e gli stessi arrivassero in tempi brevi all’Agenzia, l’amministrazione potrebbe elaborare tempestivamente informazioni sufficientemente aggiornate e dettagliate. La circostanza innescherebbe la razionalizzazione degli adempimenti comunicativi oggi in carico ai contribuenti, permettendo anche un’attività di supporto in fase dichiarativa (sul modello “precompilata”) che, riducendo i fenomeni evasivi legati a errori, renderebbe più efficiente anche l’attività di controllo, indirizzandola verso fenomeni evasivi e di frode più rilevanti.

L’utilizzo della fattura elettronica nel B2B e dei pagamenti tracciabili potrà consentire di superare, per esempio, il reverse charge e le presunzioni sui movimenti bancari?

Un utilizzo generalizzato e obbligatorio della fattura elettronica, affiancato al pagamento tracciato altrettanto generalizzato e obbligatorio delle stesse fatture elettroniche, sarebbe il presupposto per un più efficiente e moderno sistema di controllo, caratterizzato da interventi ancora più rapidi. Non sembra, tuttavia, affatto scontato che una riforma, seppur così radicale, garantisca effettivamente la soluzione del problema delle frodi Iva. L’esperienza ha mostrato che le frodi Iva si manifestano con estrema immediatezza in particolari settori commerciali, con riguardo a determinati beni o servizi e per un tempo limitato. In relazione a tali settori, l’intervento di controllo ex post che può essere innescato sulla base dei dati delle fatture trasmessi telematicamente, o sulla base delle fatture elettroniche, potrebbe non essere sufficientemente rapido da consentire il recupero dell’imposta evasa.

Occorre allora andare a cercare l’evasore ex ante?

Certamente. Molto più efficace, per combattere le frodi, è l’applicazione selettiva del sistema dell’inversione contabile, volta a colpire, con un intervento ex ante, esclusivamente quei settori dove si annidano, con maggiore frequenza, i fenomeni evasivi. Il reverse charge, infatti, individuando quale debitore di imposta il cessionario o il committente, toglie al cedente, o prestatore, la possibilità di esercitare la rivalsa e poi di non versare l’Iva relativa all’operazione effettuata. In quest’ottica la fatturazione elettronica appare complementare, piuttosto che alternativa, al reverse charge, per garantire il contrasto all’evasione e prevenire nuove frodi.

A che punto è il lavoro sulla voluntary disclosure?

Il controllo delle pratiche di voluntary discosure è a buon punto e gli uffici dell’Agenzia stanno facendo uno sforzo intensissimo perché sono arrivate moltissime pratiche, oltre 129.000, ben più di quelle previste e si sono concentrate in un breve lasso di tempo. Si pensi che dall’entrata in vigore, a gennaio 2015, della legge 186/2014 fino al 30 settembre sono arrivate circa 63.000 istanze e nei due mesi di proroga di ottobre e novembre 2015 ne sono arrivate altre 66.000. Dagli ultimi dati di monitoraggio, tra pratiche concluse e in corso di lavorazione siamo al 75% circa delle istanze pervenute.

Voi siete entrati nel mondo dei social. Qual è l’impatto? Ritenete che i social e il web possano diventare, e in che modo, fonti di innesco per la lotta all’evasione?

È davvero una bella esperienza. Dico ai miei ragazzi che si tratta di un vero e proprio esperimento sociologico. Il fisco che si interfaccia con i cittadini senza filtri e risponde alle domande della gente. Nessun insulto, 12.000 like in poche settimane. Ma ciò che fa più piacere è la risposta degli utenti dei social, molto spesso entusiasta. Un’interazione che ci mette in condizione di individuare anche anomalie ed errori. Insomma, siamo i primi ad aver inteso i nuovi media come un’occasione per dare servizi e credo che possiamo e dobbiamo continuare su questa strada.

Jean Marie Del Bo/Marco Mobili - 17 agosto 2016 – tratto da sole24ore.com

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