Abbiamo digitato sul telefonino il numero dell’sms solidale. Stiamo pensando di aderire a un’iniziativa di crowdfunding promossa da amici. Una pubblicità al supermercato ci invita ad aggiungere l’euro alla nostra spesa. Tutte azioni a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Iniziative ottime e utili, che possono essere una sorta di palestra per donazioni più importanti.

Ma in caso di somme maggiori, quanto siamo consapevoli che dalla donazione possiamo ottenere un risparmio fiscale? Al netto di considerazioni etiche, per loro natura personalissime (c’è chi ritiene comunque moralmente inaccettabile che in questi frangenti chi dona possa ottenere un qualche beneficio) la questione merita di essere approfondita.

Le regole generali

Illustriamo le regole fiscali partendo da un esempio. Il signor Rossi, contribuente con reddito di 60mila euro annui, intende donare 4mila euro a favore dei terremotati. L’anno successivo al versamento della donazione, se non utilizza la norma di defiscalizzazione (la detrazione o la deduzione), il signor Rossi su quei soldi – che non sono più a sua disposizione – pagherà le imposte. Pertanto il risparmio fiscale sulle donazioni non è un modo per far “guadagnare” il signor Rossi, ma, al contrario, è il riconoscimento (non il guadagno) che le somme donate dal contribuente non sono più a sua disposizione, in quanto le ha usate per fini estranei ai suoi bisogni (essenziali o voluttuari), e che dunque non vanno tassate.

In linea generale, tra le disposizioni a favore dei donatori, non esiste una norma specifica dedicata alle donazioni di persone fisiche per interventi in casi di calamità naturali. Continuano a valere le regole generali che prevedono un complesso intreccio di previsioni agevolative (almeno 15) a favore di Onlus, associazioni di promozione sociale, fondazioni e associazioni.

Agevolazioni differenziate

Ritornando al nostro esempio, il signor Rossi dona i soldi a una Onlus che per statuto interviene in caso di calamità. In base a quanto stabilisce l’articolo 14 del Dl 35/05, potrà dedurre (cioè sottrarre dall’imponibile) il suo contributo ottenendo un risparmio di 1.640 euro, pari all’aliquota massima raggiunta dal contribuente (41%). Di certo, questa disposizione è più vantaggiosa rispetto alla possibilità di detrarre al 26% (fino a 30mila euro), norma che si rivela utile a chi ha redditi inferiori a 15mila euro.

C’è però la possibilità che la Onlus sia una piccola organizzazione di volontariato non obbligata a redigere un vero e proprio bilancio di competenza, ma che diligentemente – oltre a fare il proprio lavoro – redige un semplice rendiconto di cassa. In questo caso il signor Rossi dovrà essere informato dall’associazione che egli non potrà beneficiare della deducibilità, ma soltanto della detraibilità, cioé di una riduzione dell’imposta (e non dell’imponibile).

Nel caso in cui la scelta del signor Rossi ricadesse su un’associazione di promozione sociale, sarà la stessa associazione a dover avvertire il donatore se ad essa si applichi la deducibilità (è il caso in cui l’ente faccia parte a sua volta di un’organizzazione nazionale) o la detraibilità.

Tutte le erogazioni devono essere tracciabili, pertanto devono essere veicolate per banca o posta, o tramite sistemi di pagamento quali carte di credito o di debito.

Art bonus e busta paga

Se il contribuente fosse sensibile anche al patrimonio culturale, potrà effettuare un’ulteriore donazione e usufruire dei risparmi dell’Art bonus, norma che prevede un credito d’imposta del 65% (da dividersi in tre anni) fino a un massimo del 15% del reddito imponibile. Il signor Rossi potrà perciò donare fino a 9mila euro e ottenere nei tre anni un risparmio complessivo di quasi 6mila euro.

Inoltre, il signor Rossi potrebbe convincere l’azienda in cui lavora a promuovere le donazioni dei suoi dipendenti nei confronti di un’organizzazione che opera a favore dei terremotati. Al netto della donazione diretta da parte dell’azienda (per le donazioni delle imprese si veda l’articolo in basso), lo strumento del payroll giving (in base al quale i dipendenti donano l’equivalente economico di un’ora del loro stipendio facendolo trattenere dalla propria busta paga) può essere davvero rilevante, perché i dipendenti possono donare continuativamente per 12 mesi (beneficio notevole per la Onlus che riceve somme costanti nel tempo) e ottengono la detrazione o deduzione delle erogazioni.

Carlo Mazzini - 29 agosto 2016 - tratto da sole24ore.com

Altre notizie