Stop alla fornitura dell’acqua per chi è in mora, ma possibilità di pagare il debito a rate. Servizio comunque garantito a chi versa in stato di disagio economico-sociale (50 litri a persona al giorno) e agli enti pubblici. Sono i pilastri su cui si fonderà la direttiva con cui l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico dovrà intervenire per contenere il fenomeno della morosità nel settore idrico. Le indicazioni operative sono contenute nel dpcm 29 agosto 2016, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale n. 241. Il decreto attua la legge 28 dicembre 2015, n. 221 (c.d. collegato ambientale), che all’art. 61, comma 1, imponeva l’individuazione dei principi e criteri per il contenimento della morosità degli utenti del servizio idrico integrato «assicurando che sia salvaguardata, tenuto conto dell’equilibrio economico e finanziario dei gestori, la copertura dei costi efficienti di esercizio e investimento e garantendo il quantitativo minimo vitale di acqua necessario al soddisfacimento dei bisogni fondamentali di fornitura per gli utenti morosi». In tal senso, il decreto precisa, nel preambolo, che «ai fini del contenimento della morosità, il quantitativo minimo vitale non può essere esteso alle utenze domestiche non in condizioni economiche disagiate in quanto verrebbe meno l’effetto incentivante della politica tariffaria a un uso razionale della risorsa e i costi conseguenti sarebbero eccessivamente onerosi e finirebbero per gravare sulla generalità degli utenti virtuosi ed anche sugli utenti in condizioni economiche disagiate». In parole povere, il moroso che non rientrerà nelle condizioni individuate dall’Authority, si vedrà staccata l’acqua.

Giovanni Galli – 15 ottobre 2016 – tratto da Italia Oggi

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