Piccolo passo in avanti per la web tax: l'Antitrust ritiene condivisibili gli “obiettivi” che il Ddl con la web tax «si propone di raggiungere sia con riguardo all'esigenza di affrontare il fenomeno delle imprese che generano ingenti profitti sul territorio italiano senza avere una presenza fisica significativa che le esponga ad una tassazione del reddito in Italia sia con riferimento all'esigenza di evitare che l'imposta indiretta sui consumi diventi strumento di discriminazione competitiva a danno delle imprese registrate». Lo ha detto il presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ascoltato dalle commissioni Finanze e Industria del Senato. «È chiaro, in ogni caso - ha rilevato ancora Pitruzzella - che i problemi affrontati dal disegno di legge non siano certo specifici al nostro Paese e come le soluzioni che saranno definite a livello nazionale devono collocarsi con coerenza tecnica e strategica in un contesto internazionale, per quanto complesso e politicamente frammentato». Un contesto internazionale - ha ricordato il presidente dell'Antitrust - in cui si confrontano «diversi approcci» e la cui cornice di riferimento «non toglie l'esigenza di impegnarsi anche a livello nazionale in uno sforzo innovatore, coerente con i trattati internazionali». Quindi Pitruzzella auspica che il Ddl «possa essere l'occasione concreta per affrontare un tema così centrale non solo per le imprese che operano nell'economia digitale ma per disegnare un sistema di imposizione fiscale nell'epoca digitale in grado di essere realmente efficace ed equo».
Pitruzzella, durante l'audizione, ha fatto rilevatre quello della necessità di «modernizzare la nozione di stabile organizzazione, per renderla attuale ai mutamenti economici che tendono a ridurre la presenza fisica delle imprese nei mercati in cui operano», per assicurare «che le imprese siano effettivamente soggette a tassazione nei mercati in cui generano reddito e che si riducano le opportunità per le imprese di utilizzare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per ridurre il carico fiscale». Lo scopo, ha proseguito, è anche quello di contrastare il rischio che «flussi commerciali internazionali ormai estremamente rilevanti non siano assoggettati all'Iva con un impatto non solo sul gettito complessivo di tale imposta, ma anche sulla parità di condizioni competitive tra commercianti nazionali registrati e concorrenti esteri».
28 febbraio 2017 – tratto da sole24ore.com